“L’attesa della liberazione ci tiene alla catena”
…..Rinaldo Caddeo poeta, critico e scrittore, è nato 1952 a Milano dove insegna in un istituto tecnico. Ha pubblicato quattro raccolte di poesie, una raccolta di racconti e numerosi saggi critici, recensioni, racconti, traduzioni su diverse riviste. Ha scritto anche un saggio per il volume Memoria e mimetismo nel teatro naturale di Giampiero Neri.
…..In ambito aforistico Caddeo è conosciuto per le due raccolte di aforismi “Etimologie del Caos” (2003) e Nuove Etimologie del Caos (quest’ultima all’interno dell’antologia “Nuove declinazioni“, 2006), entrambe pubblicate nella collana Athanor delle Edizioni Joker
…..Nel 2008 Etimologie del Caos ha ricevuto la menzione d’onore al premio “Torino in sintesi“.
Gli aforismi di Rinaldo Caddeo
Da “Etimologie del caos”
Se conosci te stesso conosci un altro.
Lo scettico è un fanatico del dubbio.
Per le farfalle notturne la luce è la perdizione.
Il più grande spettacolo che si possa immaginare? Il vuoto.
Le parole non servono, siamo noi a servirle.
Sotto la pelle c’è un mare di sangue.
I virus non si sono fatti rinchiudere allo zoo.
Dovunque vada, c’è qualcosa che non va: io.
Siamo noi ciò di cui incolpiamo gli altri.
Chi decide la guerra, si considera l’unico sincero pacifista.
Proclamata l’uguaglianza, si sentirono diversi.
Chi dice noi, tende a te ma intende io.
L’uomo ama gli animali e li mangia.
L’uomo è l’unico animale che si mette e si toglie la maschera.
La vita è una sciagura a cui nessuno rinuncia volentieri.
La croce è il fallimento di due parallele.
Il male è altruista.
Il modo migliore per iniziare è iniziare.
Leggerezza trasparenza flessibilità: essere scheletri.
Non mi sento il mio carattere: me lo fanno sentire gli altri.
La trasparenza è misteriosa: dentro non si vede niente.
Ogni foglia sa che la luce le vuole bene, ma il sole no.
Un’unghia rotta è più fastidiosa di una testa mozza.
Ogni superficie ci fa le facce.
Dio non pretende niente, nemmeno di esserci.
Nostalgia è, stando lontano dal vicino, stare vicino al lontano.
Il tempo scorre fuori: dentro non esiste età e pulsiamo eterni.
Il gioco più divertente è rompere il giocattolo e piangere.
Toccare tutto senza farsi afferrare: impara dalla tua ombra.
Gli altri sono in me, fuori di me mi sfuggono.
La maschera è vuota dietro, il viso lo è davanti.
Ho l’orizzonte nei miei occhi senza poterlo mai raggiungere.
Suono e silenzio giocano alla cavallina: uno salta sull’altro.
Le bugie hanno le gambe corte e le mani grandi.
Le occasioni uniche sono quelle perdute.
Intorno a me i computer hanno più memoria, io sempre meno.
Darwin deriva l’uomo dalla scimmia. Dio dal fango.
Il più difficile da dimenticare: il futuro.
Il ridicolo fa più paura di un plotone di esecuzione.
L’angoscia è l’ora esatta di un orologio guasto.
L’anticonformismo dà forma al conformismo.
Il labirinto più intricato è quello senza muri: è il deserto.
Camminando non so cosa c’è dietro, parlando non so cosa c’è sotto.
Dio sa tutto ma non fa la spia.
È più facile stare a galla che tornarci.
Hanno preso la tangente, senza conoscere Euclide.
Oggi la luce è una buccia di limone sul vetro dell’aria.
Ci sono più parole senza cosa che cose senza parola.
Lo scettico è un fanatico del dubbio.
Per le farfalle notturne la luce è la perdizione.
Leggere: mettersi dietro le parole. Scrivere: mettersi davanti.
Dio è la formica che hai calpestato, chiedendoti dove era Dio.
Allo specchio ti puoi vedere ma non ti puoi abbracciare.
Ancora vivi, strano no?
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