,,,,,MAURIZIO MANCO, nel 2016 vince il “Premio Internazionale per l’aforisma Torino in Sintesi ” nella sezione B) Inediti.
…..Vi riproponiamo qui il pregevole “Esercizi di stiletto“, silloge vincitrice del nostro concorso. Buona lettura!
…..BIOGRAFIA
…..Manco (Gallipoli, 1963) è laureato in Storia dell’Arte a Firenze, città dove vive e lavora, occupandosi di diritti civili, nella pubblica amministrazione. Schivo per natura, umanista malgrado l’uomo, verso cui nutre un fiducioso scetticismo, coltiva masochisticamente il benefico disagio del pensiero, sempre in bilico tra sogno e disincanto, idealismo e cinismo.
…..Pratica ossessivamente il “vizio impunito” della lettura, con un’insana predilezione per gli scrittori suicidi; pesca perle letterarie e colleziona citazioni. Da quando è rimasto folgorato sulla via di Cioran, scrive aforismi, tentando con alterno successo di affrancarsi dall’imprinting del maestro di stile e di vita, ma senza giungere al parricidio.
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ESERCIZI DI STILETTO
La mia visione del mondo è sconsigliata a un pubblico sensibile.
Si verifica l’efficacia di un’idea versandola nel crogiolo della carne.
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Ciò che chiamiamo ordine mentale spesso non e che un disordine ratificato dalla consuetudine.
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E’ una sfortuna che, per tornare alla polvere, la polvere debba passare dalla vita.
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La vita è un’avventura velleitaria della materia.
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Un dialogo è la fortuita sincronia di due monologhi.
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Lo spirito soffia dove duole.
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Nella pace interiore deve restare l’eco del conflitto.
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La funzione del tempo è permetterci di assumere l’esistenza nell’unico modo possibile: un istante alla volta.
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C’è poesia nella vita. Ma qualcuno ha abusato dell’enjambement.
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Socializzare significa fornire versioni semplificate di se stessi.
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Le religioni sono la dimostrazione che più il marchio e prestigioso, più viene contraffatto.
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Che negli ultimi istanti ci debba ripassare tutta la vita davanti è puro sadismo.
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La saggezza che nasce dal dolore è figlia di uno stupro.
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“All’epoca sembrava importante” è l’epitaffio sotto cui ogni epoca successiva seppellisce le questioni che apparivano vitali alle precedenti.
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E’ lodevole battersi per i diritti di una minoranza, soprattutto se non vi si appartiene.
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Il senso è un occasionale infortunio senza conseguenze durevoli sull’inesplicabilità del mondo.
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Chi è incline al fanatismo troverà sempre un assoluto cui immolare se stesso o, più spesso, altri.
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E’ altamente istruttivo visitare le discariche dei sistemi obsoleti e i cimiteri degli dei morti.
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Accostare, nella propria biblioteca, autori che in vita si sono detestati, come muta lezione sulla vanità dell’odio.
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C’è sempre una belva sdraiata ai piedi del potente di turno.
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Che la vita non abbia fine lo crede il nichilista e il devoto.
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Il risultato di miriadi di impulsi sulla cui origine non abbiamo controllo è ciò che per convenzione chiamiamo “scelta”.
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Tormento eterno ed eterna beatitudine: due prospettive specularmente terrificanti.
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Dio, essendo perfetto, non ha fatto il grossolano errore di esistere.
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L’infanzia finisce quando le parole dei genitori perdono il loro potere magico.
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Le rivoluzioni rimuovono le statue ma non i piedistalli.
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I tentativi dell’uomo di allungare la vita dimostrano che non l’ha capita.
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L’infedeltà ai principi del fondatore e il lievito di ogni fede.
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Il silenzio del cielo genera le religioni, la sua ambiguità le nutre.
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L’assurdo è la licenza poetica del reale.
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Per il darwinismo siamo il prodotto di errori utili. Ma non a noi.
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Il cervello è una zona errogena.
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La politica è l’arte del passabile.
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La lucidità è l’elefante nella cristalleria delle illusioni.
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“La visibilità non è tutto”, disse Dio.
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Di tutto ciò che aiuta a vivere, bisogna diffidare.
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Da un grande potere deriva grande irresponsabilità.
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Il volto di ciascuno è l’atlante delle sue sconfitte.
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Dacci oggi il nostro panico quotidiano.
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Un curriculum dei nostri fallimenti sarebbe più rivelatore del nostro cursus studiorum.
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Forse le scimmie non trovano lusinghiero essere definite antropomorfe.
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Può esserci uno strano conforto anche nella prevedibile ripetitività di un dolore.
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Esito dunque esisto.
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A volte bisogna rassegnarsi a comparire.
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Dal peso che si porta dipende la profondità dell’impronta che si lascia.
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Per aspera ad aspera.
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L’universo non fa che girare in tondo, come ogni inconcludente.
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In ogni entusiasmo è insita una certa dose di velleitarismo.
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Tranquilli, che tutto si dissolve.
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