Mino Maccari (Siena, 1898 – Roma, 1989) è stato uno scrittore, pittore, incisore e giornalista italiano, vincitore del Premio Feltrinelli per la Pittura nel 1963 e primo vincitore del Premio Satira Forte dei Marmi nel 1973.
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I PIU’ NOTI AFORISMI DI MINO MACCARI
Estrapolazioni aforistiche da: “L’Italiano” (Il farnetico) – “Gli avvertimenti” – “Antipatico”
“Il Selvaggio” (Spuntature – Mattatoio – Fondi di Magazzino – Punture – Pillole) – “L’Almanacco”.
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I mediocri ci odiano. Buon segno!
Ha molto più da nascondere tuo padre a te, che tu a lui.
Largo ai giovani! Un bel complimento davvero! Largo si fa ai vecchi.
È pericoloso dare gratis ai giovani molte cose che costarono carissime ai più anziani.
E fu così che io persi la sua verginità.
Beati gli ultimi se i primi sono pederasti.
Anche gli antichi, dopo tutto, di coglionerie ne dicevan tante.
Ogni imbecille tollerato è un’arma regalata al nemico.
L’attività del cretino è molto più dannosa dell’ozio dell’intelligente.
Conosciuti bene i furbi ci si vanto di essere fessi.
Uno scrittore compromesso con il ‘futuro’ regime.
Il male di moltissimi cattolici è che somigliano maledettamente ai protestanti
Se si accorgono che sei onesto, sei fottuto.
Il bambino che accarezzi sghignazzerà ai tuoi funerali.
Non far ricamare iniziali sulla biancheria, infastidiresti gli eredi.
Siete un pugno di uomini indecisi a tutto.
Non c’è nulla come la fretta che faccia perdere tempo.
Del successo occorre considerare la natura, non il rumore.
Lo sport è l’unica cosa intelligente che possono fare gli imbecilli.
Le macchine si perfezionano, e gli uomini rimbecilliscono.
Non sappia la tua sinistra ciò che fa la mia destra.
Giovani non si nasce, si diventa.
Più dici la verità, e più potrai dire bugie.
Chi vuol crescere sani i bambini li tenga lontani da Penna e pennini.
Dopo aver trovato, è allora che bisogna cercare.
Se riesci a stare per più di due minuti in compagnia di un cretino, sei un cretino anche tu.
L’unico modo di incoraggiare l’arte è quello di scoraggiarla.
“Lei mi ha pestato i piedi tutta la sera”. – “Sì, ma lei, Signora, mi ha pestato il cuore”.
– Da “Scrittori italiani di aforismi”
(Meridiani Mondadori vol. II, a cura di Gino Ruozzi)
Non sapendo dipingere, si valeva del suo colore politico.
O Pittura, quante tele si commettono in tuo nome!
Epitaffio: “Nacque, nocque”.
E Provvisorio uccise Definitivo.
Se perdoni a tutti, chi perdonerà a te?
Non fare differenza tra cristiano e ebreo, a meno che non la facciano loro.
Delizie dell’Adulterio: “Fu il primo bacio molto saporito / Trovai tra le tue labbra un dente di tuo marito”.
Anche i radioconcerti ebbero un precursore: il rumore dell’olio in padella.
A forza di sentire imbecilli che citano Dante sono stato a un pelo di fargli causa, al Divino poeta.
Il mondo è sempre stato futurista.
Chi fu l’artista che pensò a orlare d’alberi la vetta de’ poggi? Anonimo. E gli artisti del mio tempo incidono nome e cognome su malinconici aborti di marmo per tutte le piazze d’Italia.
In tutti i campi, non c’è razza più antipatica dei “sacrificati” di professione.
Il vero collaudo di un gerarca consiste nella prova della sua capacità a fare il gregario.
Non c’è peggiore offesa alla disciplina, che scambiarla con la cortigianeria.
Capitale nemico dei furbi è il tempo: perciò si affrettano tanto, e si danno tanto da fare.
Il Novecento sta all’Ottocento come il Novecentismo all’Ottocentismo: come la strada maestra alle deviazioni.
Noi italiani come vecchi siamo troppo vecchi; come giovani troppo giovani.
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