Intervista ad Aldina De Stefano

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1) Tra i molti generi letterari, cosa determina in te la predilezione per la “forma breve” e per l’aforisma in particolare?

E’ una predisposizione naturale, e credo culturale. Una ricerca d’essenzialità, di sobrietà, che corrisponde al mio vivere quotidiano. Coincide con l’arte della sottrazione, in netta opposizione all’horror vacui.

2) Quando è avvenuto il tuo primo incontro “fatale” con l’aforisma? E da cosa sei stato indotto a cimentarti in questo genere?

Anche qui, non c’è stato un colpo di fulmine, ma una lenta empatia per le sospensioni, i vuoti, il non detto, l’appena accennato. Mi piace molto scrivere, quasi di getto, per poi lavorare sulla limatura, sul lasciare solo quello che serve. Da cosa sono stata indotta? Dalla passione. Prima ancora del senso dell’aforisma, mi appassiona il suono, la pausa, il silenzio, e poi giocare ‘in levare’.

3) Quali sono stati i grandi aforisti della letteratura classica che più ti sono congeniali e che ti hanno eventualmente ispirato? Ci sono uno o più aforismi sull’aforisma che secondo te definiscono al meglio questo genere?

Li ho letti, senza grandi sussulti. Quasi per dovere. Molti anzi hanno infastidito la mia sensibilità femminile perché banalmente misogini e androcentrici. Certo, ce ne sarà pure qualcuno che ho ‘sentito’ vibrare in me, ma non uno in particolare. Ricordo invece quasi tutte le battute di mio padre, che non era un aforista, ma conosceva Petrolini, Totò, Jonesco, il witz ebraico… Era, mio padre, sornione, spiazzante, intelligente, mi sorprendeva ad ogni sua battuta.

4) Ritieni che la letteratura aforistica contemporanea, in Italia, abbia dei rappresentanti in grado di raccogliere qualitativamente l’eredità dei nostri maestri del passato?

Ci saranno, di certo, ma ancora non li vedo. E’ nelle lunghe distanze che un autore resta o si dimentica.

5) A cosa ritieni sia dovuto il calo d’interesse verso l’aforisma, nei tempi recenti, da parte del mondo editoriale?

Come forse per la poesia, con l’aforisma non si fanno i soldi, non c’è mercato. Come per l’haiku, l’aforisma costringe a fermarsi e pensare, in un minimo orizzonte di parole. Forse l’aforisma è per una elite di raffinati, una piccola nicchia che non produce ricchezza economica ma spirituale e culturale.

6) Esiste, a tuo avviso, una strada da percorrere perché l’aforisma torni a conquistare
l’attenzione dei lettori, soprattutto quelli delle nuove generazioni? Quali azioni
indicheresti?

‘Intrasentire’, un parlare da voce ad orecchio ( In fedeltà alla parola vivente, di Maria Zambrano).Non altro. Gli aforisti dovrebbero più umilmente scendere dalla loro vanità e mescolarsi con la gente, ‘sporcarsi’ nella viva realtà. Intrasentire.

7) A tuo avviso, l’aforisma può e deve distinguersi dalle varie forme di comunicazione “veloce” oggi tanto in voga come il tweet, lo slogan, la battuta, ecc…)?

Non credo che l’aforisma debba affannarsi per distinguersi. Si distingue già da sé, per durata (nel tempo), raffinatezza, bellezza. Insomma l’aforisma classico è altro, totalmente altro, anche se non nego di farmi qualche risatina con le varie forme di comunicazione (non conoscevo tweet! grazie per la segnalazione!). C’è, credo. un grande setaccio naturale che tiene il buono e getta il non buono.

8) Ritieni che la Grande Rete possa aiutare la diffusione del buon aforisma o che, piuttosto, ne faciliti la degenerazione in forme superficiali e scorrette?

Sì, può aiutare la diffusione…. e la confusione! Temo però si possa cadere, anzi, scadere, nella volgarità, nel cattivo gusto. Nei Grandi Contenitori c’è troppo di tutto, anche immondizie.

9) Pensi che la tua esperienza personale, quale autore di aforismi, sia stata fonte di
maturazione letteraria, intellettuale, umana? Altrimenti, può esserlo in qualche modo?

Sì, certo che sì.

10) Quali ritieni siano le migliori doti che deve avere un autentico aforista, oltre alla
propensione per la sintesi?

Deve rifuggire la banalità, la ripetizione, il pregiudizio. Deve essere, nella realtà, distaccato e partecipativo. Non deve prendersi tanto sul serio, ma non essere neppure serioso. Altre doti credo siano la disciplina e la libertà, la leggerezza e la profondità, lo spirito critico sempre all’erta. Non deve inoltre essere un … asservito né … assimilato (il pària di Hannah Arendt).

11) Ti senti contrariato se un aforisma di tuo conio viene pubblicato in contesti di pubblica lettura senza che sia citata la sua paternità? In sostanza: secondo te dovrebbe davvero, un aforisma, essere – come sostiene Maria Luisa Spaziani – “cosa volatile, spontanea, che nasce come un fiore e non esige alcuna sigla di origine”?

A me pare corretto citarne la maternità. Come si cita, del resto, il nome di un pittore, un musicista… ‘Nominare’ mette al mondo le cose, le fa esistere. Non è questione di vanità. Indicare il nome dell’autore storicizza gli aforismi e l’aforista stesso. Lo inserisce nel contesto storico e culturale. Lo sappiamo di avere degli… antenati, lo sappiamo che dopo di noi ce ne saranno altri, ma è appunto per questo che è ‘funzionale’ citarne il nome. Per dare continuità.

12) C’è una tua silloge, pubblicata o meno, alla quale ti senti più legato perché meglio ti rappresenta?

Ho composto sei librini – fuori commercio. Li amo tutti. Ogni volta mi sorprendono. Certo, farei qualche rettifica o meglio, ne toglierei qualcuno, di aforisma. Ma se dovessi seguire la mia severità, il mio non essere mai totalmente contenta farei solo pagine bianche!

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Bibliografia

Aldina De Stefano è autrice di otto libri di poesia e di una ricerca sulle Krivapete, affascinanti e misteriore figure femminili (reali, mitiche, simboliche) delle Valli del Natisone (Ud). Nell’ambito delle forme brevi ha scritto haiku editi e inediti (è stata finalista del XXVI Premio letterario nazionale di haiku 2012, presso l’Istituto Giapponese di Cultura di Roma) ed è autrice di due libri di aforismi: In certe notti – aforismi e dintorni (Dea, 2012, menzione d’onore al Premio Internazionale per l’aforisma “Torino in Sintesi” 2012) e Aforismi sul nascere (Dea, 2013). E’ presente nell’antologia aforistica Geografie minime (Ed. Joker, 2015).