Intervista a Paolo Barbieri

Barbieri

1) Tra i molti generi letterari, cosa determina in te la predilezione per la “forma breve” e per l’aforisma in particolare?

La passione per l’aforisma mi travolge, ma non si tratta di una predilezione.

2) Quando è avvenuto il tuo primo incontro “fatale” con l’aforisma? E da cosa sei stato indotto a cimentarti in questo genere?

Fin da bambino: una cosa innata e, avendo scritto centinaia di battute cinematografiche, ho cercato di passare all’aforisma.

3) Quali sono stati i grandi aforisti della letteratura classica che più ti sono congeniali e che ti hanno eventualmente ispirato? Ci sono uno o più aforismi sull’aforisma che secondo te definiscono al meglio questo genere?

Dante Alighieri e Arthur Schopenhauer, ma sono convinto che un aforisma non possa essere definito da un altro aforisma: sarebbe un artifizio.

4) Ritieni che la letteratura aforistica contemporanea, in Italia, abbia dei rappresentanti in grado di raccogliere qualitativamente l’eredità dei nostri maestri del passato?

Per quel poco che ho letto, no: tutto declina.

5) A cosa ritieni sia dovuto il calo d’interesse verso l’aforisma, nei tempi recenti, da parte del mondo editoriale?

E’ solo una questione economica.

6) Esiste, a tuo avviso, una strada da percorrere perché l’aforisma torni a conquistare l’attenzione dei lettori, soprattutto quelli delle nuove generazioni? Quali azioni indicheresti?

L’aforisma comico.

7) A tuo avviso, l’aforisma può e deve distinguersi dalle varie forme di comunicazione “veloce” oggi tanto in voga come il tweet, lo slogan, la battuta, ecc…)?

Assolutamente sì, altrimenti muore.

8) Ritieni che la Grande Rete possa aiutare la diffusione del buon aforisma o che, piuttosto, ne faciliti la degenerazione in forme superficiali e scorrette?

Non sono in grado di rispondere.

9) Pensi che la tua esperienza personale, quale autore di aforismi, sia stata fonte di maturazione letteraria, intellettuale, umana? Altrimenti, può esserlo in qualche modo?

Sì, grazie a Voi.

10) Quali ritieni siano le migliori doti che deve avere un autentico aforista, oltre alla propensione per la sintesi?

Tecnica e fantasia.

11) Ti senti contrariato se un aforisma di tuo conio viene pubblicato in contesti di pubblica lettura senza che sia citata la sua paternità? In sostanza: secondo te dovrebbe davvero, un aforisma, essere – come sostiene Maria Luisa Spaziani – “cosa volatile, spontanea, che nasce come un fiore e non esige alcuna sigla di origine”?

Il grande aforisma è un’opera d’arte così come una sonata, un quadro, un libro, una poesia. Deve essere tutelato. Colei che ha scritto “Il ritmo è sovrano di tutte le cose che hanno senso a questo mondo” (come si può essere così grandiosi!), ritiene l’aforisma una cosa spontanea? Franz Schubert ha composto gli “Improvvisi” e i “Momenti musicali” (Roberto Favaro li chiama, appunto, aforismi musicali), ma non ha certo improvvisato, nonostante l’immensità del suo genio.

12) C’è una tua silloge, pubblicata o meno, alla quale ti senti più legato perché meglio ti rappresenta?

Sì. In “E’ un piacer serbato ai saggi” c’è “Fortunato chi ritiene breve la vita umana”.

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Paolo Barbieri

Paolo Barbieri, nato a Carrara, ha pubblicato: “Poesie d’amore e di morte” (Edizioni Clandestine,2011); “Poesie in sol minore” (Edizioni Clandestine, 2012) e “Peccati di vecchiaia” (Edizioni Clandestine, 2013). Nel 2014, con Stampa Indipendente, pubblica la silloge aforistica “Il caso e singolare”.