Intervista a Marcella Tarozzi

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1) Tra i molti generi letterari, cosa determina in te la predilezione per la “forma breve” e per l’aforisma in particolare?

La mia preferenza per l’aforisma risale alla prima giovinezza.  Mi colpiva il modo deciso di esprimersi.

2) Quando è avvenuto il tuo primo incontro “fatale” con l’aforisma? E da cosa sei stato indotto a cimentarti in questo genere?

Il mio primo incontro con l’aforisma è stato con LaRochefoucauld, ma solo molto più tardi ho dedicato parte del mio tempo a scriverne.  Non saprei precisare esattamente quando.

3) Quali sono stati i grandi aforisti della letteratura classica che più ti sono congeniali e che ti hanno eventualmente ispirato? Ci sono uno o più aforismi sull’aforisma che secondo te definiscono al meglio questo genere?

Oltre a La Rochefoucauld, ho letto gli aforismi di G. C. Lichtenberg.  Altri maestri sono stati Cioran e Paul Valéry.  Non ho presente sul momento un aforisma particolare che definisce l’aforisma.

4) Ritieni che la letteratura aforistica contemporanea, in Italia, abbia dei rappresentanti in grado di raccogliere qualitativamente l’eredità dei nostri maestri del passato?

Non saprei pronunciarmi su questo punto specifico.

5) A cosa ritieni sia dovuto il calo d’interesse verso l’aforisma, nei tempi recenti, da parte del mondo editoriale?

L’aforisma è un genere letterario-filosofico che attrae studiosi più che lettori di narrativa.  L’insegnamento scolastico e universitario considera gli aforismi un genere minore, poco adatto alla formazione di uno studioso.

6) Esiste, a tuo avviso, una strada da percorrere perché l’aforisma torni a conquistare l’attenzione dei lettori, soprattutto quelli delle nuove generazioni? Quali azioni indicheresti?

Forse per destare un interesse maggiore per gli aforismi si dovrebbe insistere sul loro significato non solo letterario ma anche filosofico, per esempio mettendo in risalto il ruolo che ha svolto Nietzsche su questo punto.

7) A tuo avviso, l’aforisma può e deve distinguersi dalle varie forme di comunicazione “veloce” oggi tanto in voga come il tweet, lo slogan, la battuta, ecc…)?

Spero di sì, io insisterei sul valore conoscitivo dell’aforisma, non vorrei che li si confondesse con i vari tweet.

8) Ritieni che la Grande Rete possa aiutare la diffusione del buon aforisma o che, piuttosto, ne faciliti la degenerazione in forme superficiali e scorrette?

La grande rete può, penso, essere d’aiuto a diffondere l’aforisma, non vedo particolari ostacoli su questo punto.

9) Pensi che la tua esperienza personale, quale autore di aforismi, sia stata fonte di maturazione letteraria, intellettuale, umana? Altrimenti, può esserlo in qualche modo?

L’aforisma ha accompagnato il mio processo di maturazione, col tempo e l’esperienza i contenuti del pensiero sono cambiati. Le due cose non si possono scindere.  La mia formazione di studiosa si è accompagnata a una tematica filosofica.

10) Quali ritieni siano le migliori doti che deve avere un autentico aforista, oltre alla propensione per la sintesi?

Un aforista deve cogliere l’essenziale dei fatti e degli eventi che segnano la sua vita personale attraversando così il periodo storico in cui vive.

11) Ti senti contrariato se un aforisma di tuo conio viene pubblicato in contesti di pubblica lettura senza che sia citata la sua paternità? In sostanza: secondo te dovrebbe davvero, un aforisma, essere – come sostiene Maria Luisa Spaziani – “cosa volatile, spontanea, che nasce come un fiore e non esige alcuna sigla di origine”?

Non credo che l’aforisma abbia una dimensione solamente spontanea, e non sarei contenta se un mio aforisma venisse copiato o inserito in un contesto che non cita la fonte da cui proviene.

12) C’è una tua silloge, pubblicata o meno, alla quale ti senti più legato perché meglio ti rappresenta?

Dei miei scritti preferisco la prima raccolta “Il silenzio e la parola” e  “D’un tratto” che ha vinto il primo premio a Torino in Sintesi.  Penso che mi rappresentino nel miglior modo possibile.

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Marcella Tarozzi Goldsmith

Marcella Tarozzi, nata in Emilia, ha effettuato i suoi studi in filosofia prima all’Università di Bologna dove ha conseguito la laurea, poi alla Georgetown University di Washington dove ha ottenuto il Dottorato di Ricerca (PhD) sempre in filosofia. Abita e lavora a New York da diversi anni. Nel 1991 ha pubblicato Non Representational Forms of the Comic presso l’editore Peter Lang (New York, Berna, 1991). Ha sviluppato poi i suoi interessi in campo estetico scrivendo diversi articoli e pubblicando un altro libro: The Future of Art—An Aesthetics of the New and the Sublime (Albany: SUNY Press, 1999).

Come aforista ha pubblicato cinque sillogi in lingua italiana: Aforismi (Società editrice Andromeda, Bologna, 1989), Da un altrove – Aforismi (Società Editrice Andromeda, Bologna, 1998), Il silenzio e la parola – Aforismi (Pendragon, Bologna, 2001), D’un tratto (Joker, Novi Ligure, 2006) e Invece di un trattato (Genesi, Torino, 2011).

Ha scritto anche brevi racconti di carattere filosofico e tiene un diario in italiano da diversi anni.

Intervista ad Anna Antolisei

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1) Tra i molti generi letterari, cosa determina in te la predilezione per la “forma breve” e per l’aforisma in particolare?

In quanto dedita alla narrativa, e portata quindi ad un notevole dispendio di parole, resto ogni volta incantata e stupefatta dal genere letterario che riesce ad esprimere, con un pugno di parole magistralmente orchestrate,concetti complessi e di grande spessore.

2) Quando è avvenuto il tuo primo incontro “fatale” con l’aforisma? E da cosa sei stato indotto a cimentarti in questo genere?

Mi fu galeotta, nella prima adolescenza, un’antologia aforistica prestata e perduta. Da allora ho imparato ad amare e a rispettare tanto questo genere da non tentar nemmeno di cimentarmi in esso. Infatti non scrivo aforismi; mi limito a ricercare, collezionare, scoprire e promuove quelli altrui.

3) Quali sono stati i grandi aforisti della letteratura classica che più ti sono congeniali e che ti hanno eventualmente ispirato? Ci sono uno o più aforismi sull’aforisma che secondo te definiscono al meglio questo genere?

Poiché condivido con Schön l’assunto che “un aforisma deve dire poco e suggerire abbastanza”, amo gli autori poco assertivi, quelli più inclini ad insinuare il dubbio o a proporre al lettore un’incognita da svelare, ciascuno secondo la propria inclinazione. Volendo poi indicare le osservazioni sull’aforisma che più mi paiono esatte e seducenti, sceglierei queste: – “Coltivano l’aforisma soltanto coloro che hanno conosciuto la paura in mezzo alle parole, quella paura di crollare con tutte le parole”. (Emile Cioran) – “Chi scrive in sangue e sentenze, non vuol essere letto ma imparato a mente” (Friedrich Nietzsche) – “La superiorità dell’aforisma: uccide la spiegazione”. (Mario Andrea Rigoni)

4) Ritieni che la letteratura aforistica contemporanea, in Italia, abbia dei rappresentanti in grado di raccogliere qualitativamente l’eredità dei nostri maestri del passato?

Il mio è un sì privo d’incertezze. Sono in una condizione privilegiata che mi permette di leggere molti autori contemporanei, e alcuni sono perfettamente in grado di mantenere alto il prestigio dell’aforisma italiano come lo era negli anni d’oro. La difficoltà, semmai, sta nel farli conoscere ed apprezzare quanto meritano.

5) A cosa ritieni sia dovuto il calo d’interesse verso l’aforisma, nei tempi recenti, da parte del mondo editoriale?

Ad una somma di fattori, ma dovendo individuare una causa specifica, tendo a far coincidere il sonno dell’aforisma con la rivoluzione culturale iniziata nel Sessantotto. Laddove trionfa l’inestinguibile discussione, non c’è più spazio, paradossalmente, per la sintesi.

6) Esiste, a tuo avviso, una strada da percorrere perché l’aforisma torni a conquistare l’attenzione dei lettori, soprattutto quelli delle nuove generazioni? Quali azioni indicheresti?

La strada c’è: anche più d’una. Si potrebbe cominciare liberando l’aforisma dal falso luogo comune che lo descrive come letteratura di élite, fruibile solo dagli intellettuali e dagli accademici mentre è – ma certamente non è – solo così. Sarebbe provvidenziale, poi, che l’editoria della grande distribuzione se ne riappropriasse per proporre l’aforisma almeno in chiave attuale.

7) A tuo avviso, l’aforisma può e deve distinguersi dalle varie forme di comunicazione “veloce” oggi tanto in voga come il tweet, lo slogan, la battuta, ecc…)?

Credo di sì. In quanto genere letterario tanto antico quanto ben definito, la “forma breve” ha dei canoni che vanno ‘tecnicamente’ rispettati. Senza però ingabbiarla o ingessarla dentro schemi troppo austeri o troppo ristretti.

8) Ritieni che la Grande Rete possa aiutare la diffusione del buon aforisma o che, piuttosto, ne faciliti la degenerazione in forme superficiali e scorrette?

Penso che Internet, in quanto “mezzo” di diffusione, somigli un po’ al Giano bifronte. Se usato con intelligenza sicuramente aiuta, e molto. Nelle mani dei cretini o degli incompetenti, può fare danno anche in questo campo.

9) Pensi che la tua esperienza personale, quale autore di aforismi, sia stata fonte di maturazione letteraria, intellettuale, umana? Altrimenti, può esserlo in qualche modo?

Autore o no, credo che chiunque si accosti all’aforisma abbia tali spunti di riflessione, tale stimoli mentali da ‘crescere’ per forza di cose; sia letterarialmente, sia umanamente.

10) Quali ritieni siano le migliori doti che deve avere un autentico aforista, oltre alla propensione per la sintesi?

L’aforista vero non può che essere un inguaribile, acuto osservatore della realtà; un attento interprete del suo tempo; un individuo capace di guardare in sé, e fuori da sé, con il necessario distacco senza cadere nell’indifferenza o in un apatico isolazionismo. Deve saper restare, insomma, ben vigile con la mente e con il cuore.

11) Ti senti contrariato se un aforisma di tuo conio viene pubblicato in contesti di pubblica lettura senza che sia citata la sua paternità? In sostanza: secondo te dovrebbe davvero, un aforisma, essere – come sostiene Maria Luisa Spaziani – “cosa volatile, spontanea, che nasce come un fiore e non esige alcuna sigla di origine”?

Problema che a me, personalmente, non si pone. Credo però che il riconoscimento della paternità / maternità del lavoro paziente, così come del fulmineo colpo di genio, vada riconosciuto. Se poi una locuzione particolarmente felice finisce sulla bocca di tutti, assume un poco la valenza del proverbio rendendo quindi superflua, se non impossibile, l’attribuzione.

12) C’è una tua silloge, pubblicata o meno, alla quale ti senti più legato perché meglio ti rappresenta?

Ovviamente no; non ne esistono. Ciò non toglie che vi siano molti aforismi che, se non scritti ‘da’ me, sento presuntuosamente come scritti apposta ‘per’ me.

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Anna Antolisei

Anna Antolisei è nata e lavora a Torino.

Pubblica nel dicembre ’94 il libro di narrativa “Per troppo amore, per troppo odio” (Ed. Teknos). Nel dicembre ’98 cura la pubblicazione di “Aforismi URLati” (Fògola Editore) e nel 2001, per lo stesso editore, “Aforismi URLati 2”.

Nel 2002 esce sulla Grande Rete il suo “Voce del Verbo Vivere”. Tra il 2003 e il 2004 pubblica con LietoColle Libri il poemetto “Il Muro” e cura la terza raccolta d’aforismi inediti dal titolo “L’Albero degli Aforismi”.

Per LietoColle è altresì curatrice della collana di narrativa e aforistica “Et Nunc Imprimatur”.

Con Edizioni Genesi pubblica nel 2004 la raccolta di poesie ispirate alla pittura impressionista “Sono solo Impressioni”: quindi il romanzo giallo “L’altra faccia della Luna” con Fògola Editore. Nel 2005 dà alla stampa la raccolta di poesie “Dialoghi dell’Es” (Wunderkammer), in accompagnamento ai quadri di Elena Piacentini. Nel 2006 fonda la rivista letteraria web “Il Giornalaccio” e ne è a tutt’oggi il Direttore Responsabile.

Sempre per Fògola Editore, nel 2006, pubblica il romanzo giallo “A mani nude”, nel giugno del 2008 “Madre indomita” e nel 2010 “Caccia all’innocente”, quarto libro della serie ‘I gialli di Torino’. Con le Edizioni Robin pubblica nel 2014 “Legno e Cristallo”.

Dal 1996 si batte per la libertà di stampa e contro la censura nelle fila del PEN Club Italiano e del Centro PEN della Svizzera italiana e retoromancia.

E’ fondatrice e presidente dell’Associazione Italiana per l’Aforisma, del Premio Internazionale per l’Aforisma “Torino in Sintesi”, nonché vice-presidente del Premio Internazionale di Poesia “Rodolfo Valentino – Sogni ad occhi aperti”.