Intervista a Luciana Loureiro

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1) Tra i molti generi letterari, cosa determina in te la predilezione per la “forma breve” e per l’aforisma in particolare?

La possibilità di poter condensare in poche parole grandi riflessioni.

2) Quando è avvenuto il tuo primo incontro “fatale” con l’aforisma? E da cosa sei stato indotto a cimentarti in questo genere?

Il primo incontro a livello di scrittura è avvenuto nel dicembre 2014, ma la lettura degli aforismi risale a tanto tempo fa. Provando una sorta di ammirazione per gli aforismi e non essendo madrelingua italiana, inizialmente mi è venuto più spontaneo scrivere nella forma breve.

3) Quali sono stati i grandi aforisti della letteratura classica che più ti sono congeniali e che ti hanno eventualmente ispirato? Ci sono uno o più aforismi sull’aforisma che secondo te definiscono al meglio questo genere?

Trovo particolarmente interessanti alcuni aforismi di Friedrich Nietzsche, Oscar Wilde e Carl Gustav Jung. Si, quegli aforismi che attraversano i secoli e sembrano essere cosi attuali. Sono
questi, secondo me, quelli più belli e che sfiorano una sorta di verità universale.

4) Ritieni che la letteratura aforistica contemporanea, in Italia, abbia dei rappresentanti in grado di raccogliere qualitativamente l’eredità dei nostri maestri del passato?

Credo di si, anche se mi sto avvicinando solo adesso alla letteratura aforistica italiana.

5) A cosa ritieni sia dovuto il calo d’interesse verso l’aforisma, nei tempi recenti, da parte del mondo editoriale?

Secondo me all’uso abusivo e comune dell’aforisma a livello on-line.

6) Esiste, a tuo avviso, una strada da percorrere perché l’aforisma torni a conquistare l’attenzione dei lettori, soprattutto quelli delle nuove generazioni? Quali azioni indicheresti?

Penso sia valido riportare nelle classe scolastiche la discussioni di alcuni aforismi, che riescano a far nascere un dibattito, riflessione e da questo punto innescare negli alunni una maggior volontà di lettura e ricerca degli aforismi.

7) A tuo avviso, l’aforisma può e deve distinguersi dalle varie forme di comunicazione “veloce” oggi tanto in voga come il tweet, lo slogan, la battuta, ecc…)?

Penso che l’aforisma in se abbia un corpo e anima propria, ma che riesca a distinguersi dalle varie forme di comunicazione veloce oggi in voga solo se il lettore abbia degli “occhiali culturali” lavorati e indossati con cura.

8) Ritieni che la Grande Rete possa aiutare la diffusione del buon aforisma o che, piuttosto, ne faciliti la degenerazione in forme superficiali e scorrette?

Ritengo che la Grande Rete riesca a fare entrambi le cose.

9) Pensi che la tua esperienza personale, quale autore di aforismi, sia stata fonte di maturazione letteraria, intellettuale, umana? Altrimenti, può esserlo in qualche modo?

Sì. Direi che prima c’è stata la maturazione umana, poi intellettuale che oggi si fonde con la continua maturazione letteraria.

10) Quali ritieni siano le migliori doti che deve avere un autentico aforista, oltre alla propensione per la sintesi?

Sensibilità, capacità di osservazione e riflessione.

11) Ti senti contrariato se un aforisma di tuo conio viene pubblicato in contesti di pubblica lettura senza che sia citata la sua paternità? In sostanza: secondo te dovrebbe davvero, un aforisma, essere – come sostiene Maria Luisa Spaziani – “cosa volatile, spontanea, che nasce come un fiore e non esige alcuna sigla di origine”?

Si, mi sento contrariata. Anche perché la sigla di origine servirebbe a indicare al lettore dove e in quale contesto è nato quel “fiore”. Quali sono i segni particolari di quel “fiore”.

12) C’è una tua silloge, pubblicata o meno, alla quale ti senti più legato perché meglio ti rappresenta?

Sì, i seguenti:

“L’amore che si prova per qualcuno rimane una pura illusione, se non si ama se stessi per primi”.

“A volte la cosa migliore è non scegliere: così si perdono di vista le sponde sicure e ci si lascia trasportare dalla corrente”.

“L’essere umano è un animale che è tenuto sotto controllo da diversi fattori che agli altri animali appaiono alquanto strani”.

Intervista a Antonio Gaimari

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1) Tra i molti generi letterari, cosa determina in te la predilezione per la “forma breve” e per l’aforisma in particolare?

L’essenzialità e immediatezza del contenuto.

2) Quando è avvenuto il tuo primo incontro “fatale” con l’aforisma? E da cosa sei stato indotto a cimentarti in questo genere?

Il primo incontro è stato Karl Kraus e una innata predisposizione all’aforisma.

3) Quali sono stati i grandi aforisti della letteratura classica che più ti sono congeniali e che ti hanno eventualmente ispirato? Ci sono uno o più aforismi sull’aforisma che secondo te definiscono al meglio questo genere?

Cioran, Kraus, Oscar Wilde, Flaiano. Penso che tra questi autori vi siano dei riscontri.

4) Ritieni che la letteratura aforistica contemporanea, in Italia, abbia dei rappresentanti in grado di raccogliere qualitativamente l’eredità dei nostri maestri del passato?

Non saprei.

5) A cosa ritieni sia dovuto il calo d’interesse verso l’aforisma, nei tempi recenti, da parte del mondo editoriale?

Forse la soap opera ha vinto sull’essenzialità.

6) Esiste, a tuo avviso, una strada da percorrere perché l’aforisma torni a conquistare l’attenzione dei lettori, soprattutto quelli delle nuove generazioni? Quali azioni
indicheresti?

Forse andrebbero bene dei festival musicali con recitazioni di aforismi d’autori vecchi e nuovi.

7) A tuo avviso, l’aforisma può e deve distinguersi dalle varie forme di comunicazione “veloce” oggi tanto in voga come il tweet, lo slogan, la battuta, ecc…)?

Penso proprio di sì, l’aforisma dovrebbe avere la profondità di un messaggio spirituale.

8) Ritieni che la Grande Rete possa aiutare la diffusione del buon aforisma o che, piuttosto, ne faciliti la degenerazione in forme superficiali e scorrette?

Bisognerebbe provare e vederne i risultati. Vi sono diversi blog interessanti e moti superficiali, ad esempio.

9) Pensi che la tua esperienza personale, quale autore di aforismi, sia stata fonte di maturazione letteraria, intellettuale, umana? Altrimenti, può esserlo in qualche modo?

Penso che sia nata prima una certa maturazione umana e letteraria e poi l’aforisma.

10) Quali ritieni siano le migliori doti che deve avere un autentico aforista, oltre alla propensione per la sintesi?

Essere comprensibile ai lettori.

11) Ti senti contrariato se un aforisma di tuo conio viene pubblicato in contesti di pubblica lettura senza che sia citata la sua paternità? In sostanza: secondo te dovrebbe davvero, un aforisma, essere – come sostiene Maria Luisa Spaziani – “cosa volatile, spontanea, che nasce come un fiore e non esige alcuna sigla di origine”?

La paternità non è vincolante ma sì al diritto d’autore, come forma di tutela.

12) C’è una tua silloge, pubblicata o meno, alla quale ti senti più legato perché meglio ti rappresenta?

“Il sazio ha sempre un posto a tavola”.

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Bibliografia

Antonio Gaimari è nato il 13/03/1952 in provincia di Salerno, dove tuttora vive. Ha seguito un percorso da autodidatta: lavora nel settore dei beni culturali e ha pubblicato per la “Lalli Editore” una raccolta di aforismi dal titolo: ”Frantumazioni”.