Intervista a Dario Lodi

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1) Tra i molti generi letterari, cosa determina in te la predilezione per la “forma breve” e per l’aforisma in particolare?

La forma breve esprime meravigliosamente la sintesi di un concetto.

2) Quando è avvenuto il tuo primo incontro “fatale” con l’aforisma? E da cosa sei stato indotto a cimentarti in questo genere?

Con La Rochefaucauld. Tentativi, non cimenti.

3) Quali sono stati i grandi aforisti della letteratura classica che più ti sono congeniali e che ti hanno eventualmente ispirato? Ci sono uno o più aforismi sull’aforisma che secondo te definiscono al meglio questo genere?

Karl Kraus – Non ne conosco

4) Ritieni che la letteratura aforistica contemporanea, in Italia, abbia dei rappresentanti in grado di raccogliere qualitativamente l’eredità dei nostri maestri del passato?

No

5) A cosa ritieni sia dovuto il calo d’interesse verso l’aforisma, nei tempi recenti, da parte del mondo editoriale?

La cultura piccolo-borghese

6) Esiste, a tuo avviso, una strada da percorrere perché l’aforisma torni a conquistare l’attenzione dei lettori, soprattutto quelli delle nuove generazioni? Quali azioni indicheresti?

L’amore per l’approfondimento del pensiero

7) A tuo avviso, l’aforisma può e deve distinguersi dalle varie forme di comunicazione “veloce” oggi tanto in voga come il tweet, lo slogan, la battuta, ecc…?

Deve e può.

– 8) Ritieni che la Grande Rete possa aiutare la diffusione del buon aforisma o che, piuttosto, ne faciliti la degenerazione in forme superficiali e scorrette?

Degenerazione per accettazioni facili

– 9) Pensi che la tua esperienza personale, quale autore di aforismi, sia stata fonte di maturazione letteraria, intellettuale, umana? Altrimenti, può esserlo in qualche modo?

Umana

10) Quali ritieni siano le migliori doti che deve avere un autentico aforista, oltre alla propensione per la sintesi?

L’impegno concettuale, difficile da perseguire

11) Ti senti contrariato se un aforisma di tuo conio viene pubblicato in contesti di pubblica lettura senza che sia citata la sua paternità? In sostanza: secondo te dovrebbe davvero, un aforisma, essere – come sostiene Maria Luisa Spaziani – “cosa volatile, spontanea, che nasce come un fiore e non esige alcuna sigla di origine”?

Sono d’accordo con la Spaziani, in fondo

12) C’è una tua silloge, pubblicata o meno, alla quale ti senti più legato perché meglio ti rappresenta?

Nel cassetto, continuamente rivista, con continue esclusioni, ravvedimenti

intervista a Raffaele Olivieri

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1) Tra i molti generi letterari, cosa determina in te la predilezione per la “forma breve” e per l’aforisma in particolare?

Il gusto per la leggerezza, l’essenzialità e l’ironia.

2) Quando è avvenuto il tuo primo incontro “fatale” con l’aforisma? E da cosa sei stato indotto a cimentarti in questo genere?

Quando ho aiutato un amico a sistemare i suoi aforismi asciugandone la prima stesura. In quei momenti ho capito che l’aforisma è un lampo che irrompe nel buio della notte e illumina lo spazio per un istante, dando la possibilità a ognuno di gettare un proprio sguardo alle cose, mentre il silenzio della città ci dà l’illusione che possa esistere ancora un tempo per pensare.

3) Quali sono stati i grandi aforisti della letteratura classica che più ti sono congeniali e che ti hanno eventualmente ispirato? Ci sono uno o più aforismi sull’aforisma che secondo te definiscono al meglio questo genere?

Oscar Wilde, Platone, Seneca, Baudelaire, Lao-Tze.

4) Ritieni che la letteratura aforistica contemporanea, in Italia, abbia dei rappresentanti in grado di raccogliere qualitativamente l’eredità dei nostri maestri del passato?

Non saprei.

5) A cosa ritieni sia dovuto il calo d’interesse verso l’aforisma, nei tempi recenti, da parte del mondo editoriale?

Allo stesso motivo per cui è calato l’interesse per il racconto. Alla necessità commerciale di assecondare la domanda di narrativa del lettore medio.

6) Esiste, a tuo avviso, una strada da percorrere perché l’aforisma torni a conquistare l’attenzione dei lettori, soprattutto quelli delle nuove generazioni? Quali azioni indicheresti?

L’inserimento nei diari scolastici, nei social network.

7) A tuo avviso, l’aforisma può e deve distinguersi dalle varie forme di comunicazione “veloce” oggi tanto in voga come il tweet, lo slogan, la battuta, ecc…)?

Il vero aforisma contiene in sé lo spirito della riflessione, della verità sapienziale, del paradosso. E’ una sintesi azzardata, una scorretta generalizzazione che apparentemente sembra somministrarci una verità assoluta ma in realtà sa benissimo che il mondo è troppo complesso per essere ingabbiato in un’unica frase.

8) Ritieni che la Grande Rete possa aiutare la diffusione del buon aforisma o che, piuttosto, ne faciliti la degenerazione in forme superficiali e scorrette?

Certamente. La degenerazione in forme superficiali e scorrette dipende sempre dal cattivo uso di cattivi utenti che lanciano cattive mode.

9) Pensi che la tua esperienza personale, quale autore di aforismi, sia stata fonte di maturazione letteraria, intellettuale, umana? Altrimenti, può esserlo in qualche modo?

Ritengo che l’esperienza personale sia fonte imprescindibile di maturazione letteraria e umana per qualsiasi scrittore.

10) Quali ritieni siano le migliori doti che deve avere un autentico aforista, oltre alla propensione per la sintesi?

Competenza poetica e musicale, fiuto psicologico e inclinazione filosofica.

11) Ti senti contrariato se un aforisma di tuo conio viene pubblicato in contesti di pubblica lettura senza che sia citata la sua paternità? In sostanza: secondo te dovrebbe davvero, un aforisma, essere – come sostiene Maria Luisa Spaziani – “cosa volatile, spontanea, che nasce come un fiore e non esige alcuna sigla di origine”?

L’aforisma è come la canzone: dopo un po’ diventa proprietà di tutti.

12) C’è una tua silloge, pubblicata o meno, alla quale ti senti più legato perché meglio ti rappresenta?

Si intitola “Allegro ma non troppo” ed è stata recentemente pubblicata nell’antologia “Geografie minime” edita da Joker.

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Bibliografia

Raffaele Olivieri è nato a Cuneo nel 1955. Vive in Franciacorta e lavora a Brescia. Ha esordito nel 1983 con la pubblicazione del libro di versi “Il segno d’acqua”. Nel 2003 ha pubblicato il mistery per bambini “Lorenzo e i fantasmi azzurri” presso la Compagnia della Stampa. Nel 2008 ha pubblicato il romanzo “Ombre a Venezia” presso le Edizioni Della Vigna. Nel 2010 ha pubblicato il giallo “Delitto con dipinto” presso Duende (Galaad edizioni).

Nel 2011 ha pubblicato presso la Nuova Editrice Magenta il romanzo “Una strana indifferenza”, vincitore del Premio Morselli 2010. Nel 2012 ha pubblicato per le Edizioni Della Vigna il romanzo “Nobilissima visione”.

Suoi scritti sono presenti in varie antologie, fra cui “Geografie minime”, Edizioni Joker 2015. Come compositore e pianista di jazz ha collaborato con la RAI dal 2002 al 2006 e ha inciso gli album “Improvvisamente la luna”, TRJ Records 2008, Passi leggeri”, TRJ
2009, “Solitaire” (per piano solo), TRJ 2012.