Intervista a Rinaldo Caddeo

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1) Tra i molti generi letterari, cosa determina in te la predilezione per la “forma breve” e per l’aforisma in particolare?

La sua brevità, appunto, come prassi creatrice e curativa, a partire da una condizione data della lingua e dei significati dei lessemi e dei sintagmi, (delle singole parole e delle associazioni tra parole), dato che nulla si crea dal nulla. Mi collego all’uso originario, ippocratico, della parola aforisma: precetto medico, che è il significato che ha in Dante. È una medicina del linguaggio. È linguaggio che interrogando se stesso, capovolgendosi, ossigena il cervello delle parole, innesca un training autogeno di crescita autodelimitata. In questa operazione di smantellamento e rimodulazione, entrano in gioco gioco e paradosso, i sensi, i suoi occhi, orecchie, naso, bocca, cervello e i sentimenti del contrario di una lingua.

2) Quando è avvenuto il tuo primo incontro “fatale” con l’aforisma? E da cosa sei stato indotto a cimentarti in questo genere?

Da quando ho cominciato a giocare, cioè da sempre.

3) Quali sono stati i grandi aforisti della letteratura classica che più ti sono congeniali e che ti hanno eventualmente ispirato? Ci sono uno o più aforismi sull’aforisma che secondo te definiscono al meglio questo genere?

Da Omero a Ceronetti, passando per Eraclito, Socrate, Tacito, Montaigne, Guicciardini, Montecuccoli, Chuang-tze, Leopardi, Wilde, Kraus, Totò et cetera.

4) Ritieni che la letteratura aforistica contemporanea, in Italia, abbia dei rappresentanti in grado di raccogliere qualitativamente l’eredità dei nostri maestri del passato?

Non lo so. Forse sì: ai posteri l’ardua sentenza.

5) A cosa ritieni sia dovuto il calo d’interesse verso l’aforisma, nei tempi recenti, da parte del mondo editoriale?

C’è mai stato un vero interesse?

6) Esiste, a tuo avviso, una strada da percorrere perché l’aforisma torni a conquistare l’attenzione dei lettori, soprattutto quelli delle nuove generazioni? Quali azioni indicheresti?

Leggere, con l’accento sulla prima e. Un fenomeno sempre più raro.

7) A tuo avviso, l’aforisma può e deve distinguersi dalle varie forme di comunicazione “veloce” oggi tanto in voga come il tweet, lo slogan, la battuta, ecc…)?

Sì. No. Aforisma: barzelletta (tweet, slogan, battuta, interferenza, vattelapesca) sconosciuta e indisciplinata che non si piega a nessuno scopo (vendita, scambio, piripicchio). Parole di un gioco di parole.

8) Ritieni che la Grande Rete possa aiutare la diffusione del buon aforisma o che, piuttosto, ne faciliti la degenerazione in forme superficiali e scorrette?

Ciò che conta non è la rete ma il mare.

9) Pensi che la tua esperienza personale, quale autore di aforismi, sia stata fonte di maturazione letteraria, intellettuale, umana? Altrimenti, può esserlo in qualche modo? Non lo so.

10) Quali ritieni siano le migliori doti che deve avere un autentico aforista, oltre alla propensione per la sintesi?

“La radice della parola aforisma è la stessa di orizzonte. Il verbo greco horìzo significa delimitare.” (Giuseppe Pontiggia). Tracciare i limiti, guardare il confine. La dote delle doti: tenere insieme sguardo e limite, collegare il centro e la circonferenza, come suggerisce Pontiggia.

11) Ti senti contrariato se un aforisma di tuo conio viene pubblicato in contesti di pubblica lettura senza che sia citata la sua paternità? In sostanza: secondo te dovrebbe davvero, un aforisma, essere – come sostiene Maria Luisa Spaziani – “cosa volatile, spontanea, che nasce come un fiore e non esige alcuna sigla di origine”?

No, purché non gli venga attribuita una paternità abusiva.

12) C’è una tua silloge, pubblicata o meno, alla quale ti senti più legato perché meglio ti rappresenta?

L’ultima e l’unica che ho pubblicato: Etimologie del caos.

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Bibliografia

Rinaldo Caddeo è nato il 7-10-52 a Milano, dove fa l’insegnante in un Liceo della città. Ha pubblicato quattro raccolte di poesie (Le fionde del gioco e del vuoto, Narciso, Calendario di sabbia, Dialogo con l’ombra), una raccolta di racconti (La lingua del camaleonte) e una di aforismi (Etimologie del caos). Ha inoltre pubblicato Siren’s Song, selected poetry and prose 1989-2009, una raccolta antologica di testi in italiano con testo a fronte in inglese. I suoi aforismi sono apparsi sulle antologie: Nuove declinazioni (2005) e, tradotti in inglese con testo a fronte, The new italian aphorists (2013). Ha pubblicato saggi critici, recensioni, racconti, aforismi, traduzioni e poesie su diverse riviste.

I suoi due saggi più lunghi sono stati Ombre e impronte intertestuali in Buzzati e Gli animali e il mimetismo in Giampiero Neri, apparsi in due volumi di critica: L’attesa e l’ignoto su Buzzati, e Memoria, mimetismo e informazione su Neri.