Intervista a Giulio (Donato) Broccoli

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1) Tra i molti generi letterari, cosa determina in te la predilezione per la “forma breve” e per l’aforisma in particolare?

La mia predilezione naturale ad esprimere un concetto con poche parole, e la capacità di osservare il mondo e gli uomini cogliendo alcuni elementi essenziali dei rapporti interpersonali.

2) Quando è avvenuto il tuo primo incontro “fatale” con l’aforisma? E da cosa sei stato indotto a cimentarti in questo genere?

Ho scoperto che scrivevo aforismi leggendo per caso qualche aforisma di Gibran, di Kraus, di Wilde.

3) Quali sono stati i grandi aforisti della letteratura classica che più ti sono congeniali e che ti hanno eventualmente ispirato? Ci sono uno o più aforismi sull’aforisma che secondo te definiscono al meglio questo genere?

Come già detto, Gibran, Kraus, Wilde, ecc.

4) Ritieni che la letteratura aforistica contemporanea, in Italia, abbia dei rappresentanti in grado di raccogliere qualitativamente l’eredità dei nostri maestri del passato?

E’ difficile dirlo, sono relativamente un autore nuovo in questo panorama letterario, ma vi sono alcuni autori veramente profondi.

5) A cosa ritieni sia dovuto il calo d’interesse verso l’aforisma, nei tempi recenti, da parte del mondo editoriale?

Al fatto di non poterne fare con facilità un prodotto editoriale in grado di produrre utili.

6) Esiste, a tuo avviso, una strada da percorrere perché l’aforisma torni a conquistare l’attenzione dei lettori, soprattutto quelli delle nuove generazioni? Quali azioni indicheresti?

Sì, organizzare premi letterari dedicati all’aforisma, seri e di alto livello, curando poi la pubblicazione dei migliori aforismi, con divisione in percentuale degli utili. Inoltre si potrebbe  anche premiare i migliori tre aforismi dell’anno.

7) A tuo avviso, l’aforisma può e deve distinguersi dalle varie forme di comunicazione “veloce” oggi tanto in voga come il tweet, lo slogan, la battuta,

Sì. Un aforisma deve esprimere una verità o falsità, una relazione tra cose o atteggiamenti umani, magari in modo poetico o surreale. Un aforisma, i miei nascono così, deve essere una pennellata unica e inequivocabile del pittore che sta in noi.

8) Ritieni che la Grande Rete possa aiutare la diffusione del buon aforisma o che, piuttosto, ne faciliti la degenerazione in forme superficiali e scorrette?

Possono esserci degenerazioni con l’uso della Rete, ma i migliori aforismi emergeranno sempre, anzi avranno infiniti modi di propagarsi e farsi conoscere.

9) Pensi che la tua esperienza personale, quale autore di aforismi, sia stata fonte di maturazione letteraria, intellettuale, umana? Altrimenti, può esserlo in altro modo?

Sì. Occupandomi di materie scientifiche, scoprire di avere un piglio letterario mi ha dato soddisfazione e confermato che i saperi sono interconnessi a volte in maniera sconosciuta. Riuscire a cogliere con sagacia alcuni aspetti della vita quotidiana mi ha dato la possibilità di analizzare la mia condizione umana e quella dei miei simili riuscendo a
volte a migliorare i rapporti interpersonali.

10) Quali ritieni siano le migliori doti che deve avere un autentico aforista, oltre alla propensione per la sintesi?

Esprimere verità, magari condite da ironia e poesia, che possano illuminare la vita e la conoscenza. I miei nascono come pennellate uniche e inequivocabili nel profondo della notte mentre agito un tema che voglio trattare con la forza della mente. Spesso accade che trattano di tutt’altro argomento.

11) Ti senti contrariato se un aforisma di tuo conio viene pubblicato in contesti di pubblica lettura senza che sia citata la sua paternità? In sostanza: secondo te dovrebbe davvero, un aforisma, essere – come sostiene Maria Luisa Spaziani – “cosa volatile, spontanea, che nasce come un fiore e non esige alcuna sigla di origine”?

Sì, il nome dell’autore è fondamentale, perché se è pur vero che a volte un aforisma appare in modo spontaneo e casuale nella nostra mente, bisogna ammettere che si tratta di una vera e propria idea originale. Insomma, un aforisma ben fatto merita un Eureka e il suo Archimede.

12) C’è una tua silloge, pubblicata o meno, alla quale ti senti più legato perché meglio ti rappresenta?

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